mercoledì 22 ottobre 2008

Bagatti Obama




Esce in Italia (Cairo Editore) il best seller americano “Obama. Storia dell’uomo che fa sognare l’America”, scritto da David Mendell, giornalista del Chicago Tribune, e tradotto dal nostro Fabrizio Bagatti, al quale vanno i complimenti e un omaggio visivo...
Walter

Il "soffietto" dal sito dell'editore.
La fulminante ascesa del democratico Barack Obama al ruolo di primo candidato di colore alla presidenza è certo l’evento politico più eclatante nella storia odierna degli Stati Uniti d’America. È lui, oggi, l’uomo che incarna le migliori speranze di milioni di persone, non solo elettori: neri e bianchi, giovani e vecchi, poveri e ricchi, progressisti e conservatori, in uno slancio unanime che non si conosceva più dai tempi di Martin Luther King, di John F. Kennedy. La sua particolarissima vicenda personale è il grande sogno americano che si fa realtà, il concretizzarsi dell’aspirazione a un profondo rinnovamento morale, politico e sociale. David Mendell, firma storica del Chicago Tribune, ha seguito, passo dopo passo, ogni momento della sua carriera, guadagnandosi la fiducia e il rispetto del giovane senatore, beneficiando quindi di un osservatorio privilegiato rispetto a qualsiasi altro commentatore. Dall’infanzia tra le Hawaii e l’Indonesia agli esordi come organizzatore politico a Chicago, dalla nomina a senatore fino a quella di candidato democratico alla presidenza USA, passando per il trionfale viaggio ufficiale in Africa nel 2006: capitolo dopo capitolo, le tappe della vita privata e pubblica di Barack Obama vanno a comporre quella che è una biografia imparziale, accurata e ricca di informazioni, la più autorevole finora scritta.
Nella tradizione del migliore giornalismo americano, Mendell rinuncia al «politichese» e lascia parlare le fonti – i collaboratori più fidati, ma anche gli avversari politici, gli amici, i familiari, con la carismatica Michelle in primo piano, e lo stesso candidato attraverso le sue interviste esclusive – analizzando con grande chiarezza e in ogni suo aspetto il «fenomeno Obama». Un ritratto a tutto tondo dell’uomo e del politico, che permette anche al pubblico italiano di leggere i mutamenti della storia statunitense e l’autentica realtà di uno dei suoi più sorprendenti protagonisti.

venerdì 3 ottobre 2008

La guerra di IDFI ad Arsenale: armi di comunicazione di massa













In araldica l'arme è l'insieme degli smalti e dei simboli, rappresentati in scudi e stemmi di cui anticamente si soleva insignirsi per comunicare il proprio status, la propria origine.
È secondo questa interpretazione che un gruppo di professionisti fiorentini impegnati nel campo della comunicazione ha preparato una piccola rassegna di immagini giocando sull'associazione ARMI (segni del proprio stile) - ARSENALE (luogo di raccolta degli strumenti, in questo caso, della comunicazione).

Con ironia o toni poetici in certe soluzioni, con impegno e analisi linguistica in altri, sono stati realizzati una serie di manifesti che, traendo ispirazione da vocaboli ed espressioni belliche presi a pretesto, rappresentano "l'arsenale" di ogni artista, la sua interpretazione della qualità professionale, la propria marca stilistica.

Non si tratta dunque di una classica mostra di immagini contro l'abominio della guerra (o non solo), ma di una sequenza di una trentina di opere da leggere più in generale come interpretazioni a soggetto (in tutti i lavori si citano spade, cannoni, battaglie, simbologie militari) delle tematiche emergenti del design e della comunicazione visiva: l'innovazione, la rottura degli schemi e dei preconcetti che circondano il mestiere, la denuncia delle violenze certamente, ma anche l'occasione per alludere al mondo dell'infanzia o della letteratura.

La mostra, allestita da Walter Sardonini, Fabio Chiantini, Emo Risaliti e Angela Manetti, che sono anche alcuni fra gli autori dei manifesti, sarà presente presso Arsenale Festival: armi di creazione di massa, nel contesto della grande kermesse del Festival della Creatività di Firenze, Fortezza da Basso - 23/26 ottobre.

E l'associazione I Design Firenze, rappresentata da Fabrizio Bagatti, prenderà parte al convegno "Grafica 2.0_Le reti italiane della comunicazione grafica" a cura di Studio Kmzero che si svolgerà venerdì 24 ottobre alle ore 17.00, sempre presso il padiglione Arsenale della Fortezza da Basso di Firenze.


Il programma completo della manifestazione è online su www.arsenalefestival.it

mercoledì 24 settembre 2008

Dicono di noi...

Ho trovato questo commento di Peppo in calce al post del Giglio di Firenze. Trovando le osservazioni non riferite a quel post specifico, ma più in generale al nostro blog e particolarmente attuali ne ho fatto un nuovo post...

Peppo ha detto...

Capito di passaggio e mi inserisco, con permesso, nella discussione.
So di intervenire un certo ritardo, ma solo da pochi giorni ho scoperto questo bel blog.
Mi considero e mi presento come un principiante, in questo contesto e in quasi tutto quello che faccio, conosco pochi nomi, altrettanti cognomi e ovviamente non ho uno straccio di cursus honorum da sguainare all’occorrenza ( mi scuso per il latinismo inconsulto, serviva a darmi un minimo di credibilità agli occhi dei miei eventuali lettori ).
Uso queste due righe per una prima impressione, un commento di passaggio, di quelli che si fanno stravaccati sul divano davanti alla tv o in auto ascoltando la radio.
Trovo questo blog denso di tante notizie da leggere, siti da provare, cose da vedere, mostre, rassegne, libri, amenità e quant’altro.
Insomma, come si dice tra accademici, un blog veramente ganzo.
Noto però che spesso sono le stesse persone che parlano, le stesse che rispondono, certe volte la stessa che parla e poi si commenta da sola. Vista da fuori la cosa risulta quantomeno curiosa.
Sono così pochi i creativi fiorentini? Oppure è poca la gente che legge il blog?
L’impressione è che spesso chi parla lo faccia per compiacersi nel sentire e far sentire la propria voce. Interventi tipo questo, o quello sui poster a Firenze del signor Sardonnini, o quello sul Maggio musicale, sempre del signor Sardonnini se non sbaglio e altri simili mi sembrano tutto tranne che inviti a parlare e confrontarsi su un argomento. Lo spunto è sempre stimolante, ma, passato il titolo, ciò che si legge proseguendo è, a volte, una lezione su “quello che si può fare e quello che si deve fare”; altre volte una lezione su “quello che ho fatto io, quando l’ho fatto io, perché l’ho fatto io”. Il tutto sapientemente arricchito da citazioni erudite dal libro del profeta Isaìa e avverbi a nove sillabe, per finire con frasi da editoriale (tipo quelli del giornalino dell’okkupazione al liceo) come “…rampolli inetti di certa casta borghese…”.Come?? Inetti? Casta borghese?? Io pensavo fossimo tutti a gustarci comodamente questo blog con la panza sotto, o sopra, la scrivania davanti al nostro bel monitor LCD.
Seriamente, ma di che si parla qui? E a chi soprattutto? Si va davvero ancora a finire con la storia dei borghesi? Come si chiamano ora, borghesi 2.0? E poi, inetti?? Se “l’utente medio” (credo sia un modo tecnico per identificare la massa sfigata ignorante di grafica, design e priva di gusto) non disdegna, perfino apprezza, il Comic Sans, che si vuole fare, a parte definirlo inetto? Si spiega o almeno si tenta di spiegare, se è vero, che il Comic Sans è un carattere tipografico deprecabile per questo e quest’altro motivo, oppure si continua a dire che fa cagare, che chi lo usa sbaglia tutto perché questo recita il dogma?
Anche l’utente medio, per quanto sprovveduto e sprovvisto, sa distinguere chi parla di sé per raccontare qualcosa da chi racconta qualcosa per parlare di sé.
Insomma, coinvolgere e spiegare poggiando i piedi sullo stesso scalino di chi ascolta ( come qualche mitico creativo, che mi vanto di conoscere, riesce a fare) oppure continuare a parlare e ascoltare la propria eco.
Detto questo il blog, nel suo piccolo, mi pare una preziosissimo buchino nel muro, per chi, come me, vuole spiare, ascoltare, carpire, cominciare a respirare la "vostra" aria.
Sperando di non aver urtato la sensibilità di nessuno, saluto con un vecchio adagio indiano che recita più o meno così:
"Ricorda che ovunque andrai ci sarà sempre chi sa più di te e chi ce l'ha più lungo del tuo. Rimedia dove puoi."

martedì 19 agosto 2008

Il giglio di Firenze



Cari amici,
è stato approvato, con delibera della giunta comunale dell'11 agosto, il progetto per il nuovo giglio e conseguentemente la nuova immagine del Comune di Firenze, realizzato dal mio studio.
Il lavoro era stato affidato e realizzato parecchio tempo fa, ma per differite esigenze, l'ufficializzazione è avvenuta solo in questi giorni, cogliendo anche il sottoscritto abbastanza di sorpresa.
La notizia è stata telegraficamente divulgata dalle autorità comunali e conseguentemente dalle maggiori testate giornalistiche, con l'approssimazione inevitabile data la sorpresa e la mancanza di dati più precisi. Tenevo a darne notizia a voi tutti personalmente e ad illustrarne il percorso, ma la repentina quanto snobistica segnalazione di SDZine, ha fatto sì che anticipassi alcune riflessioni di merito sull'intervento, attraverso quelle pagine. Naturalmente approfittando dell'occasione per togliermi qualche sassolino dalla scarpa...
Rimando dunque, per adesso, a quel post (ahimè molto lungo, ma capirete) chi avesse voglia di saperne di più, riservandomi in seguito di approfondire il tema insieme a voi.
Un abbraccio a tutti e a presto
W

martedì 12 agosto 2008

Internet

"In principio, era il Verbo. Poi vennero Gutemberg, Marconi e la tivvù a colori. E contrariamente alle previsioni di Nostradamus, Mosca e Washington non si decidevano a scatenare la guerra nucleare.
Quindi qualcosa si doveva pur farne, di quel vecchio sistema di comunicazione d’emergenza fra basi militari; l’antesignano era chiamato Arpanet, poi venne il mercato che con la bacchetta magica lo trasformò in Internet; e così, mentre Bill (Clinton) assumeva stagiste alla Casa Bianca, Bill (Gates) espandeva la tecnologia; fino al punto in cui siamo oggi, l’allegra orgia del due-punto-zero."

Citazione di Francesco Rossi, direttore di Subvertising


dopo l'interessante discussione dell'ultimo incontro di IDFI sul tema della guerra, questa citazione ci riporta alla mente una nuova importante analogia fra il mondo militare e quello della comunicazione... da aggiungere al nostro bel progetto per ottobre: INTERNET: dalla comunicazione militare a stumento sociale...

lunedì 4 agosto 2008

Manifesto di Intenti

Premessa
Ogni attività umana si manifesta nella sintesi più o meno compiuta di contenuti pragmatici o teorici e forma espressiva. Non può esistere un contenuto se non attraverso una forma che lo identifichi; non può esserci forma se non di un concetto preesistente.
Proprio la ricerca di questa sintesi tra forma e contenuto è l’aspetto emergente di ogni opera, è l’atto di incontrare i propri simili attraverso un’idea, un concetto, un prodotto.
Rappresenta l’atto del comunicare.
La comunicazione è così, per ciò detto, aspetto fondamentale della vita sociale è interfaccia, è connettività, è scambio, è linguaggio: attraverso di essa gli esseri umani, utilizzando codici semantici costruiti e sedimentati nel tempo, condividono quei prodotti dello spirito e dell’ingegno che contribuiscono allo svolgersi del quotidiano, alla formazione dell’esperienza, al progetto di crescita.
L’arte visiva, la musica, la letteratura, la religione da un lato, la politica, la scienza, la realizzazione di un bene di consumo o di un’impresa pubblica, qualsiasi forma di espressione è causa ed effetto di un processo circolare di comunicazione: le opere d’arte, i libri, le canzoni, ma anche le iniziative a favore dell’Ambiente o del risparmio energetico, l’accessibilità all’istruzione e all’informazione, le strade, gli ospedali, ecc. sono tutti elementi che contribuiscono alla ricchezza materiale e spirituale dei singoli individui, ricchezza che di rimando contribuirà a migliorare i rapporti tra gli uomini e ad innalzare la qualità dell’offerta.
Per questo capillare uso quotidiano, proprio come la lingua parlata, discipline e strumenti quali la scrittura, la fotografia, la moda, il design, il teatro, il cinema, la tecnica più in generale sono materie vive, in continua trasformazione, forme di espressione che vengono mutate e a propria volta contribuiscono a trasformare i tempi e l’evoluzione dell’umanità.

Costituzione
Si costituisce in Firenze, con durata illimitata, la libera associazione denominata “I Design Firenze” (IDFI), allo scopo di riunire attorno a comuni intenti tutte quelle figure professionali che operano nel settore della creatività e della comunicazione e che avvertono l’esigenza di:
1. accrescere e sviluppare le conoscenze professionali di quanti operano nell’Associazione e/o si avvicinano ad essa;
2. valorizzare e tutelare la qualità della creatività e della comunicazione in relazione a quanto avviene sia sul territorio fiorentino che in quello nazionale o internazionale;
3. sostenere, sia in forma pubblica che privata, la professionalità e il lavoro in tutti i campi della creatività e della comunicazione;
4. promuovere lo scambio di conoscenze, la ricerca e la libera collaborazione in tutti i campi che riguardano la creatività e la comunicazione;
5. sensibilizzare tanto gli operatori del settore quanto la committenza e i fruitori verso una più completa, corretta e coerente modalità d’uso dei linguaggi della comunicazione.

Finalità
In particolare IDFI si propone di perseguire quanto segue.

1. Accrescere e sviluppare le conoscenze professionali
IDFI nasce con l’intento primario di osservare, ricercare, studiare, approfondire le trasformazioni in corso d’attuazione nelle materie che più direttamente afferiscono al campo della comunicazione, come la grafica, il design industriale, la lingua parlata e scritta, la moda, la fotografia, l’arte visiva, la musica, lo spettacolo, l’editoria, ecc. Questa attenzione alla trasformazione del linguaggio dei suddetti mestieri, riflesso delle trasformazioni in corso nella società, vuole essere la rotta per tendere alla definizione, al raggiungimento e al costante aggiornamento della qualità nei prodotti delle materie considerate. Per una risposta sempre più efficace e deontologicamente rispondente alle esigenze del mercato, per una crescita culturale e nell’intento di esprimere un linguaggio chiaro e conseguire una utilità reale.

2. Valorizzare e tutelare la qualità della creatività e della comunicazione
La ricerca artistica rappresenta un momento essenziale dell’attività di IDFI. Nella consapevolezza che le figure professionali associate devono contemplare nel proprio bagaglio culturale una indiscutibile preparazione tecnica riguardo le specificità del settore della comunicazione, e che nessuna velleità stilistica personale può essere anteposta agli obiettivi della comunicazione, i soci riconoscono alle menzionate forme espressive una importante valenza artistica, intesa come valore aggiunto rispetto alle competenze professionali offerte alla committenza. In quest’ottica IDFI si farà promotore di studi, incontri, mostre, pubblicazioni che abbiano lo scopo di approfondire e valorizzare gli aspetti delle suddette professioni, ma anche di riflettere sul tema del gusto comune, della qualità, temi che tutti i fruitori dei prodotti della comunicazione sentono oggi il diritto di rivendicare.

3. Sostenere la professionalità e il lavoro
IDFI, proprio in virtù delle osservazioni precedenti, afferma la necessità di una cultura a tutto tondo nel campo della comunicazione. Gli iscritti, chi esperto di singole discipline e chi con un più ampio bagaglio di esperienze di responsabile della comunicazione o direzione artistica, chiamati a progettare e realizzare l’immagine di un ente, di un’impresa, di una specifica attività, di un prodotto industriale così come dell’intelletto, sono preparati a porsi continuamente il problema, unitamente a ciò che compete le proprie specificità, del processo di comunicazione nella sua complessità. Forti di una consolidata esperienza, di una preparazione tecnica qualificata e nella ricerca dell’adesione al gusto dell’immagine e della qualità della proposta confezionata, gli associati IDFI sentono l’esigenza di studiare e approfondire i meccanismi relativi ogni processo comunicativo, in modo da intervenire nei diversi progetti tenendo fede agli obiettivi della committenza e al rispetto delle risorse impiegate.

4. Promuovere lo scambio di conoscenze, la ricerca e la libera collaborazione
Ogni singolo socio, nell’affrontare la linea dell’intervento e tutto il percorso applicativo di un lavoro che venga a lui personalmente commissionato, pur rimanendo detentore esclusivo dell’incarico, avrà l’opportunità di ricercare, nel caso lo ritenga opportuno, nell’ambito dell’associazione o all’esterno di essa, contributi professionali specifici cui affidare singoli passaggi della realizzazione del progetto. I soci IDFI sono insomma preparati, col supporto del proprio studio professionale o in collaborazione con altri iscritti, a gestire mezzi e risorse in un’ottica complessiva, mantenendo sempre al centro la ricerca della qualità. Per altro verso, le iniziative (culturali, professionali, ecc.) cui IDFI scelga di prendere parte in modo collettivo come associazione, o che direttamente ad IDFI (e non al singolo iscritto) vengano dall’esterno proposte, sono e devono restare patrimonio di IDFI stessa nel suo complesso e non possono diventare prerogativa del singolo socio che se ne appropri a titolo personale.

5. Sensibilizzare i professionisti, la committenza e il pubblico
IDFI intende infine, per tutto quanto sopra affermato, proporre il proprio contributo e la propria consulenza nella fase di definizione dei diversi processi di comunicazione a chi ne faccia richiesta, e porsi come riferimento territoriale per le pubbliche amministrazioni e le imprese private in materia di comunicazione: d’altro canto l’esperienza professionale dei soci fondatori si pone a garanzia delle risposte dell’associazione in termini qualitativi e, allo stesso tempo, a sostegno dell’operato di ciascun socio. L’associazione intende con ciò tutelare, da una parte la corretta condotta e il buon esito delle operazioni affidate ai propri soci, denunciare le realizzazioni scorrette operate da parte di professionisti o di enti promotori e, dall’altra, porsi come voce unitaria nei confronti della committenza pubblica e privata, al fine di tessere una rete di reciproco rispetto e di concretezza operativa.

Conclusioni
“I Design Firenze” vuole mettere in piena luce tutto quanto rappresenta e costituisce la “cultura” della comunicazione, tenendo fermo il valore aggiunto di quanto può nascere e costituirsi attorno allo scambio creativo e alla conoscenza tra tutti i professionisti che operano nel settore e che desiderano misurarsi in un dialogo all’interno dell’Associazione. IDFI utilizza e sostiene: confronti, discussioni, workshop, progetti, campagne di informazione, eventi, prodotti, servizi, concorsi ecc. Ciascuna delle attività sopra descritte (o qualunque altra l’Associazione decida di intraprendere) ha carattere assolutamente libero, creativo, propositivo e costruttivo. Ciascuna di esse può nascere dallo scambio fra i partecipanti all’Associazione o dietro stimolo di uno di essi e deve avere modo di svilupparsi e concretizzarsi proprio grazie a tale scambio, senza vincoli di alcun genere e senza presupporre in via preliminare una perseguita finalità di lucro. Allo stesso modo, sempre a beneficio degli scopi associativi sopra elencati, non si esclude alcuna declinazione economica del risultato finale che, di volta in volta, potrà essere valutata, commisurata e perseguita dall’Associazione.

Sottoscritto da
Walter Sardonini - SocialDesign
Paolo Manganaro - SocialDesign
Daniela Lotti - SocialDesign
Daniele Madio - SocialDesign
Fabio Chiantini - LimiteDesign
Leonardo Baglioni
Fabrizio Bagatti
Giada Bargellini - StudioKmzero
Francesco Canovaro - StudioKmzero
Debora Manetti - StudioKmzero
Cosimo Lorenzo Pancini - StudioKmzero
Jonathan Calugi - Happyloverstown
Giuditta Gentile - Frush
Elisa Dallamora - Frush
Emanuela Stanganelli - Frush
Angela Manetti
Laura Moretti - Studio Moretti
Omar Rashid - Gold
Emo Risaliti
Simone Massoni - SketchThisOut
Gabriele Galimberti


(per sottoscrivere firmate nei commenti di questo post)

Idfi in guerra

E' in preparazione la mostra di IDFI al Festival della creatività.
Tutte le istruzioni per i membri del gruppo a questo indirizzo.

martedì 29 luglio 2008

Good 50x70

Per chi segue i temi sociali, qui si possono vedere i manifesti magnifici, vincitori dell'omonimo concorso
http://good50x70.org/2008/
Simonetta

lunedì 28 luglio 2008

Se New York fosse un font...

Di ritorno da New York, dopo 20 giorni di bombardamenti visivi costanti, non ho potuto far altro che concludere che se New York fosse un font, sarebbe senza dubbio un Cooper!

Dalle pubblicità più alla moda alle insegne dei centri estetici, dai "deli" agli avvisi nei negozi, dal merchandising alla grafica della "IGLESIA DE DIOS", il famoso font disegnato nel 1920 da Oswald Bruce Cooper impera indisturbato nella grande mela, quasi fosse una linea-guida che unisce la città più eterogenea, multietnica e imprevedibile che abbia mai visitato. Curioso!

Merito senz'altro della buona leggibilità del font, che Cooper stesso definì "per stampatori perspicaci con clienti miopi".



Debora

altre immagini sul Flikr di StudioKmzero












martedì 22 luglio 2008

Diventa anche tu un Jackson Pollock



Entrate nel sito con il mouse e subito inizierete a "sgocciolare", con un click potete cambiare colore e con la barra spaziatrice la tela tornerà bianca per poter realizzare una nuova creazione

Affascinante


giovedì 10 luglio 2008

Manifesti automatici



All'ultima riunione di idfi si è parlato del progetto di rendere manifesto lo statuto dell'associazione.
Inutile fare fatica quando ci pensa un bel sito di Jonathan Feinberg (trovato grazie a infostethics.com, altra nostra recente scoperta).
Di particolare bellezza il sunto dadaista delle finalità che si ottiene e che recita: "Creativo scambio/modo volta/ciascuna perseguita/può nascere senzasopra".

(NB: a scapito della firma - questo post è di studio Kmzero... blogger a volte è creativo nelle attribuzioni!)

mercoledì 9 luglio 2008

Il buon design include, il cattivo design esclude

Cari amici,
molti di voi sono particolarmente sensibili ai temi sociali, questo che viene proposto è un concorso, di seguito la lettera che ho ricevuto e il link dove poter scaricare il pdf con le info.
Potrebbe essere interessante testare idfi con lo sviluppo di questo progetto.
Simonetta Doni

"siamo felici di poterle comunicare l'apertura ufficiale di EIDD Design for All Competition.
Il concorso, supportato da Icograda e organizzata dal Design Center Bologna, è dedicato alla promozione istituzionale dell'EIDD nell'ambito del Design for All e ha lo scopo di sensibilizzare al tema dell' accessibilità e della inclusione sociale partendo dall'idea di Paul Hogan, fondatore di EIDD Design for All, per il quale Il buon design include, il cattivo design esclude. Design for All significa utilizzare il design (grafico, di prodotto, di interni) come strumento di inclusione sociale favorendo l’accessibilità di tutti nei confronti degli strumenti offerti dalla nostra società.

Il concorso, che prevede tre categorie di progetti (manifesti, video e guerrilla marketing), porterà allo sviluppo di una mostra dei progetti selezionati che verrà inserita nel contesto del Torino World Design Capital 2008 nell'ambito dell' Icograda Design Week dal 17 Ottobre al 17 Novembre 2008.

In allegato potrà trovare le specifiche del bando di concorso EIIDD Design for All Competition oltre alla Dichiarazione di Stoccolma approvata il 9 maggio 2004 dall'Istituto Europeo per il Design e la Disabilità (EIDD).

Nella speranza di poterla trovare interessato a tale iniziativa le consigliamo di leggere attentamente il bando in cui sono dettagliate le specifiche di comportamento per la partecipazione al concorso. Per qualsiasi informazione aggiuntiva rimaniamo comunque a disposizione per eventuali chiarimenti.


Ringraziandola in anticipo per l'attenzione le porgo cordiali saluti,

Gionata Pistoni"

(link)

venerdì 27 giugno 2008

Il manifesto dei manifesti



Per elaborare e sviluppare l'idea (di grande interesse) emersa all'ultimo incontro, relativa al progetto di un manifesto collettivo per illustrare il manifesto di idfi, si propone un incontro il 30 di questo mese. Spazio ai commenti per eventuali conferme o proposte alternative.

[L'immagine, intitolata "come fotografare un manifesto di grafica", è presa dal sito del talentuosissimo JK Keller]

Museo Archeologico Virtuale di Ercolano



Segnalo una bella realizzazione di Andrea Rauch per il nuovo Museo Archeologico di Ercolano. Il lavoro, con maggiore dettaglio, è visibile su SDZ.

martedì 24 giugno 2008

Eventi interessanti giugno/luglio 08

Vi segnalo due eventi interessanti per il mondo del design e della comunicazione: il primo è il prossimo appuntamento della edizione bolognese OpenSource che vedrà partecipe anche Omar di Gold Firenze per parlare della T-shirt Graphics.

I primi di luglio invece a Verona ci sarà Iter, organizzato dall'ormai nota associazione Scalacolore, che proporrà mostre, eventi e workshop per tre giorni dedicati al "grafico viaggiatore" e al tema dell'interculturalità.

E allora Buon Viaggio a chi vorrà partecipare! ; )
Debora



il 26 giugno, dalle ore 18, a Bologna
Open Source: T-shirts Graphics: nel mondo della comunicazione




Per il settimo appuntamento della seconda edizione di OpenSource vanno in scena le T-shirt graphics, ovvero la grafica più contemporanea applicata alla magliette. Ospiti Stefano Canesio di Lobster Apparel, Omar Rashid di Gold, Doriana Ottolini di Di EIGHT e Simone Sbarbati di Frizzi Frizzi.

Le T-shirt graphics si sono sempre più diffuse ed affermate negli ultimi anni, nell'abbigliamento come nelle promozione e comunicazione, grazie all'immediatezza del messaggio e alla relativa semplicità tecnica del media. Gli ospiti invitati confronteranno le loro idee sulle grafiche applicate alle magliette, nel mondo della comunicazione e, più in generale, in relazione agli stili di comunicazione dei nostri tempi, e delle culture giovanili di cui le T- shirt sono le più immediate intepreti. Stefano Canesio di Lobster Apparel ha sviluppato un'esperienza nella computer grafica, specializzandosi soprattutto in abbigliamento e firmando collezioni come ad esempio Broke, Dickies e Benetton; attualmente si occupa della sua linea di abbigliamento Lobster e di tutta l'immagine grafica della Nano Rec. Omar Rashid ha aperto un select store a Firenze chiamato Gold, prettamente streetwear. Doriana Ottolini, giovanissima designer, ha fondato la Di-EIGHT, l'espressione della nuova moda emergente; i capi che compongono le collezioni si presentano silhouette trendy e colori vivaci che rendono unico e inconfondibile ogni capo. Infine Frizzi Frizzi, di Simone Sbarbati, è un blog che segnala quotidianamente le ultime novità in fatto di moda, arte, design e web, diventato tappa obbligata per i marchi indipendenti in cerca di visibilità.

More info:
Sabrina Bovi 339.71.18.677
Barbara Pavone 333.48.76.295
c.branzaglia@accademiabelleartibologna.it
info@capodilucca.it


Dal 3 al 6 luglio a Verona ci sarà Iter, Viaggiatori al tempo del Design:



per info:
www.scalacolore.it
www.myspace.com/scalacolore

Il viaggio è l’ispirazione dell’evento-mostra 2008 proposto da Scalacolore, associazione culturale con base a Verona che nasce con l’intento di promuovere un momento di incontro e collaborazione tra le realtà creative emergenti presenti nel territorio scaligero.

Da giovedì 3 Luglio lo spazio espositivo Teca in via Basso Acquar 28/a sarà un’ideale stazione di partenza per i professionisti legati al mondo della grafica, del design e della comunicazione ma anche per il largo pubblico veronese. Per 4 giorni, dalle 11 del mattino fino a tarda sera, le installazioni ed i progetti dei designers saranno l’ideale baricentro per un itinerario nella creatività a cui faranno da cornice incontri, workshops, concerti live, dj-sets, vjing e altre performance, in un flusso ininterrotto che si concluderà domenica 6 luglio.

Programma dell’evento

Giovedì 3 luglio
Ore 11:00 Laboratorio con i bambini “CON LA VALIGIA IN MANO”
a cura dello studio Duemaninonbastano (Milano).

Ore 17:30 Inaugurazione Mostra e aperitivo musicale.
Dj set JENNIFER MANZO & JOHN MARANGONI electro club (Verona).
Ore 21:00 Live performance DA SPUMA electro pop rock (Verona).
Ore 22:00 Live concert AH, WILDNESS! indie soul punk (Como).
Ore 23:00 Dj set VIKI - BIG CITY NIGHT soul disco surf (Milano).


Venerdì 4 luglio
Ore 15:00 Inizio Workshop “DESIGN COMEDY” a cura di Studio Kmzero (Firenze)

LPS Records Presents:
Ore 18:00 dj set FATTANZA BLU - DJ AGHILS funk roots rap (Verona).

Ore 21:00 Live concert ELISHA GREY electro sperimentale (Verona).

Ore 22:00 Live concert ANITA NUIT new wave post punk (Verona).

Ore 23:00 A night with LPS Records
Dj set NOX + TURBO “LOUD Futureground”
groovy boogie soulful spacey disco funk (Verona-Milano).

Sabato 5 luglio

Ore 11:00 Conferenza “DIVERSITÀ E CONTAMINAZIONI CREATIVE”
Moderatore:
Cristiano Seganfreddo (Direttore Fuoribiennale)

Relatori:
Federico Galvani (Presidente Associazione Culturale Scalacolore)
Marco Rainò (Presidente Associazione Culturale TURN - Torino)
Michele d’Alena (Progetto Crossmode - Milano)
Cristian Confalonieri (Fuorisalone.it - Milano)
Mosè Franchi (Responsabile Comunicazione Canon Italia)
Marco Cenderelli (Expand - Svezia)

Ore 13:00 Buffet

Ore 16:30 Confini Creativi incontro/racconto di storie vissute creativamente
a cura di Orchestra Mimisma.

Megunica: progetto multimediale di Lorenzo Fonda e Blu
Bicycle Film Festival: Giovanni Pesce presenta il film festival itinerante

Ore 19.00 Aperitivo musicale e dj set: LEMMIE ACTION VS. CHECCO funky garage (Verona).
Ore 21.00 Live concert TIGER SHIT! TIGER! TIGER! new wave post punk (Foligno).
Ore 22:00 Live concert HOME rock pop (Verona).
Ore 23:00 Dj set ROOTS SOUND SYSTEM:
H3NRY, TWICE, ELECTROPIXEL eclectic dj-set (Verona).

Domenica 6 luglio
Ore 15:00 Presentazione laboratorio “CON LA VALIGIA IN MANO”.

Ore 18.00 Aperitivo musicale e presentazione Workshop.
Dj set MOYRA female minimal techno (Verona).
Dj set ZOOD male minimal techno (Verona).

Ore 20:00 Live concert Q indie electro (Genova).
Ore 22:00 Live concert SUPERGONZO alternative punk (Verona).
Ore 23:00 Dj set JENNIFER MANZO & JOHN MARANGONI electro club (Verona).

All’interno della mostra sarà sempre attivo il servizio bar a colori.
Apertura mostra dalle ore 11.00

Ingresso Gratuito
_

Elenco dei partecipanti
Tomas Baruffaldi, Nicholas Bertini, Francesco Bonetti, Stefano Buro, Nicolò Castellini, Giovanni Cobianchi, Elisabetta Conter, Stefania Cossu, Jan Daga, Darkside, Due mani non bastano, Giorgio Gelmetti Studio, Giulio Grigollo, Happycentro, Steve Ingham, Vera Leanza, Simone Lorenzet, M360, Pietro Malacarne, Harto 1983, Andrea Manzati, Samantha Mariuzzi, MokaUltraPopDesign, Myodesign, Edoardo Nardella, Numbersix, NZDesign, OOBE (Out of Body Experience), Federico Padovani, Elisa Paiola, Marco Palermo, Nicolò Pellizzon, Stefano Piccinato, Thomas Ray, Andrea Rania, Roberta Sandri, Sciama-Eva Stoper Studio, Diego Soprana, Lawren Spera, Studioventisette, Monica Tarocco, David Tomasi, Nicola Turrini, Urbangap.

Ospiti: Laith Bahrani (Londra), Brh+ (Torino), Deft Design Gruppe (Roma), Criva (Lecco), Lorenzo Fonda (Modena), Kalimera (Reggio Emilia), Studio Kmzero (Firenze), Minchi (Hyogo), Filippo Nostri (Ravenna) Permezzografico (Milano), Studiolabo (Milano), Temp (Bergamo).

giovedì 19 giugno 2008

DESIGN CENTRE Bologna


Leggendo solo oggi sul sito dell'aiap di un convegno sul packaging che aimè è stato proprio in questi giorni a Bologna ho scoperto l'esistenza del Design Center Bologna e volevo segnalarlo a tutti perché mi sembra interessante.
"Mission del Design Center Bologna è mettere il design al servizio dell'impresa; traducendo design come progettazione, cioè individuazione e soluzione di problemi, siano essi riferiti ai prodotti, alla loro comunicazione, ai processi che ne determinano la realizzazione" questo si trova scritto nel sito del centro. Appare essere un progetto recente di quest'anno (anche se non ci sono indicazioni precisissime sulla data di fondazione).
Potrebbe essere un referente a cui rendere nota la nostra presenza, quindi teniamolo da conto.

venerdì 6 giugno 2008

Interessante incontro previsto a Roma con “Progetto grafico”:
il mestiere di grafico, oggi


Mercoledì 11 giugno, ore 13,00, Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma:
Fabrizio M.Rossi, Alberto Lecaldano, Roberto Steve Gobesso, Antonio Perri
presentano la rivista dell'Aiap “Progetto grafico”.
Seguirà un piccolo omaggio a Lica Steiner...



Altro evento promettente destinato agli studenti di comunicazione visiva è questo workshop dedicato al tema molto in voga dell'identità del territorio e della segnaletica.

attraversare il bosco dei segni
laboratorio di ricerca sulla comunicazione visiva

Dal 24 al 30 agosto 2008 Magutdesign e LS graphic design condurranno un workshop sui temi della mappatura, della segnalazione e dell’identità del territorio.
Si terrà in Media Valle Camonica e percorrerà i parchi archeologici d’arte rupestre. Avrà natura residenziale, con sede e lezioni presso il Comune di Capo di Ponte e spostamenti sul territorio. Il laboratorio è promosso dal Gruppo Istituzionale di Coordinamento del Sito UNESCO “Arte rupestre della Valle Camonica”, con la responsabilità organizzativa della Scuola Bottega di Bienno.

La ricerca del laboratorio si svilupperà su due temi:
• la mappatura e la conseguente segnalazione di sistemi culturali diffusi sul territorio;
• la carica identitaria e il rilascio delle informazioni che questi sistemi culturali producono.

Il workshop si confronterà con gli attuali strumenti di comunicazione con l’obiettivo di superarli tracciando un percorso progettuale omogeneo che vada verso l’innovazione di linguaggio e strumenti.

Per partecipare
Il workshop, il vitto e l’alloggio sono a carico degli enti promotori. I posti disponibili sono 15, riservati a studenti di livello universitario che verranno selezionati tramite curriculum.
Inoltrare richiesta entro il 30 giugno 2008 alla Comunità Montana di Valle Camonica,
piazza Tassara 3, 25043 Breno (Bs) entro il 30 giugno 2008, accompagnata da un curriculum vitae.

Per informazioni
Info point Sistema Culturale Valle Camonica
0364.324093 infopoint@vallecamonicacultura.it
Scuola Bottega di Bienno Emilio Visconti 335.5388094
lodovico@magut.com
paolo@lsdesign.it

venerdì 23 maggio 2008

Musica da camera. D'aria...

Fonti autorevoli danno la campagna abbonamenti del Maggio in sostanziale pareggio rispetto agli anni precedenti: i vecchi abbonati avranno rinnovato quasi per inerzia la tessera (come spesso avviene in questi casi) e i giovani che dovevano portare le nuove adesioni e che rappresentavano il target della campagna non hanno abboccato.
E' vero: il Maggio di quest'anno è dedicato alle donne, ma non mi pare che Diamanda Galàs (che Scandicci Cultura portò qui da noi nel 2002) e Charlotte Rampling rappresentino il nuovo. E così la maggior parte degli spettacoli in cartellone.
Tuttavia, anche a fronte di esiti positivi della campagna e nel rispetto dei grandi nomi in programma: non è facendo il catalogo di Intimissimi che si riesce per forza a diventare giovani e ricchi di novità. Una campagna d'immagine ammiccante e un po' ruffiana (di fronte a una bella donna ci giriamo tutti, uomini e donne) può anche farti sembrare ringiovanito: si tratta di stabilire però se sei veramente ringiovanito. Altrimenti, facendo informazione scorretta (e qui ritornano Partinico e i suoi fratelli) e menzognera, si ottiene l'effetto boomerang: sarà davvero il cartellone del Maggio pieno delle novità che si segnalano all'utenza? Non solo: avrà davvero la struttura organizzativa migliorato e ringiovanito tutta la gamma dei servizi che ruotano intorno a una manifestazione del genere, così come l'immagine lascia sottintendere? Se si i risultati verranno successivamente. Altrimenti, perderemo anche le fidelizzazioni acquisite.
Torno a ripetere, come esposto nel post precedente, che si può rinnovare anche nel rispetto dell'oggettiva proposta di un'istituzione e della sua storia. Si può rovesciare completamente la linea comunicativa di un teatro, anche senza realizzare un'immagine dalla cifra stilistica che sta da un'altra parte. Non posso non citare il caso della Pergola (per mia esperienza diretta): nel '96 il teatro era senza direzione (scomparso qualche anno prima il grande Alfonso Spadoni), era senza un cartellone, senza uno straccio d'immagine (il logo era una scritta in garamond corsivo tutto basso con la p rossa!) e soprattutto non vendeva un biglietto. Negli anni successivi l'immagine della Pergola è diventata uno stile; grafica "stile Pergola", si diceva nell'ambiente dello spettacolo ed era diventata discriminante tra chi voleva quella stessa immagine per cavalcare, per assonanza, l'onda nuova del Teatro Massimo e chi, al contrario ma con lo stesso giudizio di merito, chiedeva l'opposto per riuscire a mettere in risalto, per contrasto, la propria attività. Il buon esito di quell'operazione (il Teatro della Pergola oggi potrebbe non fare promozione se questa avesse il solo scopo di raccogliere abbonamenti e biglietti) è stato raggiunto perché il rinnovamento della comunicazione è stato progettato nel rispetto della storia del teatro: gli stucchi e gli ori, i drappi rossi, le tavole consunte del palcoscenico e i canapi delle graticce non sono scomparsi. Il restyling della grafica è stato un piccolo tassello nel quadro del rinnovamento che è passato, prima di tutto attraverso una classe dirigente più giovane, intellettualmente e operativamente brillante, e un migliorato e rinnovato sistema di servizi offerti a compendio dello spettacolo in sala. In quest'ottica si è reso possibile realizzare un'immagine che guardava, credo, piuttosto avanti, ma che non ha mai cercato di far credere alle signore ingioiellate e impelliciate, così come ai giovani che sempre più, nel corso del tempo, si sono avvicinati e alle scuole, che non si trattasse più di quel classico teatro di prosa che la Pergola è da sempre. Il merito mio, se c'è stato, non è stato nella grafica, che tanti altri avrebbero potuto meglio di me realizzare, ma nella misura: nell'aver trovato, ovviamente insieme ai miei committenti, un linguaggio nuovo ma veritiero, un linguaggio che lasciava intendere che dentro le storiche mura di via della Pergola, c'era voglia di riportare la prosa all'altezza dei grandi attori e dei grandi registi e c'era altrettanto l'esigenza di cimentarsi col nuovo, ma che quella era sempre la casa del teatro classico.
Queste riflessioni valgono per la campagna del Maggio, per l'immagine di Partinico e per tutte quelle operazioni di comunicazione che sforano, in un senso o nell'altro, in eccessi di dipendenza dalle analisi di marketing (fatturate a caro prezzo) o nelle soluzioni banalmente decorative stucchevoli e dal significato astruso.
E valgono, credo, come indizio dell'atteggiamento che il designer deve tenere per guadagnarsi lo stesso rispetto del commercialista e del dottore...
Quest'atteggiamento mi pare sia mancato all'operazione gestita dal Maggio insieme a Leader e credo che a quest'immagine manchi la "durata": non credo che potrà essere declinata in modo omogeneo le prossime stagioni. Forse qualcuno la ricorderà proprio come si ricorda uno spot pubblicitario, senza cioè ricordare cosa promuoveva. Io personalmente penso che la dimenticherò, così come mi ero dimenticato di quella con Chiambretti.

Musica da Camera


Walter Sardonnini ha citato nel post precedente la recente campagna per il Maggio Musicale Fiorentino, creata da Leader. Una campagna che sicuramente provoca discussioni, in quanto presenta un'istituzione assolutamente "classica" tramite una comunicazione che si muove su richiami estetici e stilistici più contemporanei, e con immagini tutte centrate sulla figura femminile nella sua espressività anche glamour.



Non sappiamo se questa direzione di comunicazione (peraltro ben rappresentata anche dal sito del Maggio) sia un'imposizione del cliente o una scelta dell'Agenzia Pubblicitaria. Appare evidente l'intenzione, per citare Sardonnini, di "un'immagine rinnovata frizzante, per giovani, sensuale".
Che ne diranno i fedeli del Maggio fatto di "opera lirica, musica classica, smoking, flauti e papillon", mi sono chiesto? Soffriranno dell'allusione a "sentimenti più grevi e volgari"?
Urge esperimento empirico (per quello che può valere).
Chiedo a mio padre, settantadue anni, dirigente in pensione, abbonato al Maggio da esattamente 26 anni. Il quale mi risponde con un secco "No, non mi piace. Non è il Maggio".


Chiedo anche a amici e coetanei che condividono il parere. Ma più vado avanti con l'inchiesta, più mi sento come gli opinionisti televisivi. La verità è altrove.
Bisognerebbe conoscere i risultati della campagna.
Sapere se ha toccato il pubblico giovane che ricercava, e vedere quanti abbonati in più ha portato; o ancora, saper dire quanti musicofili siano stati così sdegnati da rinunciare a un concerto. Valutarne il risultato, con un analisi del pubblico divisa per fasce d'eta. Chiedersi se ha comunque attirato maggiore attenzione, anche solo per generare proteste e borbottii.



Mia madre, settantasei anni, insegnante in pensione, condivide con mio padre gli abbonamenti di musica classica (non è un caso, proprio al Teatro Comunale si videro per la prima volta più di quarant'anni orsono), ma in più con cuore di mamma si perita di seguire la scena fiorentina della grafica. Che ci crediate o no, sa anche chi è Stefano Rovai.
Paziente mi spiega la genesi del progetto: "il Maggio quest'anno è dedicato alle donne, si chiama Donne Contro perché vuole parlare delle donne che si ribellano, che hanno emozioni, e infatti hanno messo in programma la Carmen, Lady Macbeth.... e pensa che per l'inaugurazione hanno fatto un concerto con quella bella attrice francese, come si chiama, la Charlotte Rampling, che ha letto urlando dei brani dai campi di concentramento. E nel manifesto c'è una donna, sì, col seno in evidenza. Mi è piaciuto? Mah..."

giovedì 22 maggio 2008

Partinico e i suoi fratelli




Appunti per uno statuto


Vado su internet per vedere i risultati del concorso per il logo della Real Cantina Borbonica del Comune di Partinico. Il collegamento Adsl è performante: la pagina compare d'un bleu e l'impressione immediata che restituisce la vista dell'icona del post in questione è (lo confesso) buona. Poi entro nel dettaglio delle applicazioni del progetto vincitore e degli altri classificati. Esco da Firefox (non perché contrariato da ciò che vedo, ma perché richiamato in altre faccende). Rientro in internet: IDFI tace. Allora ci riprovo con Partinico: l'impressione è già più moscia. Leggo le motivazioni della giuria: è l’interpretazione più chiara, sul piano strategico, delle richieste formulate dal bando.
Eppure io il bando l'avevo letto... Ci rivado. Il passaggio più significativo recita: Il Museo ... presenterà prioritariamente la storia del complesso, di quanto vi avveniva, del tipo di lavorazioni che vi si svolgevano e del loro impatto sul territorio ... Non si tratta quindi, nelle intenzioni dell’Ente, di un museo “etnografico”, piuttosto di un contenitore in cui, tra le varie attività, si potrà riscoprire un pezzo di quella storia della Sicilia ... Tra le altre attività destinate ad essere ospitate presso il Museo vi sono previste: l’esposizione di prodotti tipici locali, una raccolta di dati sul territorio e le sue produzioni, iniziative culturali a vario titolo...
Il resto sono indicazioni storiche e architettoniche, incentrate sul concetto che ... L’identità di un luogo “culturale” o comunque di pubblico interesse, come il caso di un Museo, è determinata dal sito stesso, dall’architettura (“il contenitore”) e dai suoi contenuti ... L’identità si determina ... proprio grazie alla contemporanea presenza di genius loci (lo spirito del luogo), di elementi immateriali, ma anche di quelli decisamente più fisici o comunque in grado di definire uno spazio e quanto tale spazio contiene ... Il piano della comunicazione è proprio quello che tiene insieme contenuto e contenitore, rendendo esplicito in termini visivi il loro legame.
Ritorno sul lavoro prescelto: la giuria afferma di leggere nel simbolo la corona borbonica (sì), una M di museo (nì...), un fregio decorativo del carretto siciliano (boh...!).
Quanto all'interpretazione aderente al piano strategico: ... Il progetto del marchio deve interpretare visivamente i valori storici della sede del Museo (la Real Cantina Borbonica) ed i suoi contenuti in maniera tale da essere riconoscibile e distinguibile ... Mah!
Con tutta la buona volontà riesco difficilmente ad immaginare come la struttura di Partinico potrà ospitare nel (azzardo) novanta per cento delle proprie attività contenuti diversi da quelli di un museo di storia e civiltà contadina con materiali storici sulle tradizioni locali, attrezzature per il lavoro della terra ecc.: e dico ciò, sia beninteso, con il massimo rispetto di queste forme di salvaguardia della tradizione e con tutto il piacere antico che provo ogni volta che mi capita di visitarne.
Non riesco perciò a vedere quei luoghi e quelle attività firmate con l'immagine premiata dal concorso: non me ne voglia l'autore nostro concittadino se dovesse imbattersi in queste righe (non parlo degli altri classificati, che pure hanno ricavato dei bei soldini). Ciò che resta più difficile da comprendere non è la grafica della sua realizzazione, ma è come la giuria, supportata da esperti della comunicazione (!), dopo aver confezionato il bando che ancora si può scaricare, abbia operato una scelta a mio avviso assolutamente non congrua alle intenzioni dichiarate.
Già in altro post parlai di progressiva inesorabile scollatura tra committenza e professionisti della comunicazione: in occasione della edizione udinese della mostra di manifesti Alba, si parla di morte del manifesto. Chi è, come tutti noi, chiamato a dare forma e immagine alle svariate iniziative temporanee o permanenti che ci vengono commissionate, deve riuscire a prevedere la "durata" di un progetto proposto: non nei secoli dei secoli, ma semplicemente deve riuscire ad individuare un oggetto che vada oltre l'incantamento e la gradevolezza della novità e sia davvero aderente alle necessità di chi lo ha commissionato. Deve andare oltre l'illusione o l'infatuazione estemporanea del cliente impreparato. E questo, spero sia per tutti ovvio, non vuole certo dire ricorrere solo e per forza a realizzazioni classicheggianti o, peggio, polverose: approfondisco in un testo di appunti che ho preparato per un ipotetico statuto il concetto di sintesi tra forma e contenuto e di questo vorrei parlare insieme a tutti al più presto.
Insomma, le stesse osservazioni che feci quando vidi la campagna di immagine per il Maggio Musicale di quest'anno: cosa c'entra quell'immagine (non quella foto o quel lettering o quella soluzione grafica, ma il timbro di quell'immagine nella sua globalità) con opera lirica, musica classica, smoking, flauti e papillon? Certo, qualcuno avrà affermato la richiesta di un'immagine rinnovata (rispetto alla precedente ben venga), frizzante, per giovani, sensuale (o bravo!). Questa tradisce i contenuti e di conseguenza il pubblico, alludendo a sentimenti più grevi e volgari. Non è la strada giusta per rinnovare l'immagine e rilanciare un'attività.
La coscienza e il rispetto del nostro operare deve nascere in primo luogo da noi stessi, da professionisti e artisti che non devono essere allusivi e spendere la propria intelligenza nel tentativo di toccare corde sensibili di una committenza talvolta superficiale e trovare le chiavi giuste per rinnovare la qualità tenendo fede a corretta informazione e semantica appropriata delle attività per le quali si cimentano. E' il nostro modo di porci intellettualmente che deve riscattare il rispetto dalle grinfie dei nostri interlocutori.

mercoledì 21 maggio 2008



ho trovato questo sito segnalato da un altro blog, ma non era una fiera qua a firenze qualche anno fa? quella sulle cui ceneri è nato il Festival della Creatività?

martedì 20 maggio 2008

Richiesta di lavori per libro grafica sociale

La casa editrice spagnola Index apre il call for enties per un nuovo libro collettivo sulla grafica sociale.

Scade a settembre 2008



For a good cause: Solidarity design by Cactus Disseny

giovedì 8 maggio 2008

Associazioni d'idee


Il prossimo incontro di IdFi è previsto per mercoledì 14 maggio. Simonetta Doni si è offerta di fornirci ospitalità, e diversi tra i "fedelissimi" del sito e della mailing list hanno confermato l'adesione. La proposta è quella di realizzare due brevi presentazioni di circa mezz'ora dedicate rispettivamente al design per il prodotto vitivinicolo (a cura di Simonetta Doni) e al guerrilla marketing (a cura di Omar Rashid/Gold). Una formula un po' diversa rispetto a quelle precedenti, ed anche, pensiamo, il momento di cominciare a serrare le fila e a trasformare il nostro progetto in qualcosa di più concreto.

Noi di studioKmzero siamo reduci da diversi incontri con altri designer italiani che come noi credono in un movimento spontaneo di aggregazione. Abbiamo avuto modo di apprezzare e conoscere meglio il lavoro di comunità creative come Turn che raccoglie oltre 300 designer torinesi, o come ScalaColore che invece opera su Verona e dintorni. Sono comunità creative che nascono sul territorio e operano sul web, rafforzano la propria identità con convegni, performances, proposte editoriali. Questo mentre accanto a movimenti storici come l'AIAP, Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva, nascono altri gruppi su base nazionale, come il Ministero della Grafica e il gruppo di Italian Renaissance, che ha pubblicato un bel volume per i tipi di Red edizioni dal grande successo internazionale.

Sono tutti stimoli che ci spingono a cercare di perseverare, nonostante le evidenti difficoltà, nel progetto di un associazione per riunire i professionisti della comunicazione toscani.

(La tavola per il calcolo dei valori comunicazionali è di Emo Risaliti)

Digiarte 2008

Digiarte è il festival fiorentino dedicato alla fotografia digitale, e più in generale, al confronto tra l'arte contemporanea e le nuove tecnologie. Quest'anno Digiarte raddoppia la sua durata con un'antologica al palazzo del Comune di Sesto Fiorentino. Sempre a Sesto sono previste per il 3 luglio anche due grandi installazioni: una proiezione della Fake Factory sulla facciata del palazzo del comune e una creata per l'occasione dai Ciboideale.

La sezione video è ospitata dal 'Plasma' di Firenze e si inaugura venerdì 9 maggio alle 20 e durerà due settimane, mentre la sezione foto sarà ospitata nell'Ipercoop di Sesto Fiorentino ormai storica sostenitrice di Digiarte e si inaugurerà lunedì 12 maggio alle ore 19: tra gli autori Merkley , Eliot Shepard (Slower), Stefano Martellucci , D. Anderton e Lucilla B.
Come sempre sarà realizzato anche un convegno, il 23 maggio alle 15.30 nella prestigiosa sede del Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato dal titolo "Come cambia l'atto del fotografare nell'era del digitale".

Maggiori informazioni sul sito della manifestazione.

lunedì 21 aprile 2008

Chi siamo, dove andiamo, cosa facciamo...



Centotrentacinque giorni dopo la prima riunione dei professionisti della comunicazione visuale (e non) di Firenze (e dintorni), la domanda non ha ancora risposta. Casomai, ne ha generate di altre.
In attesa del prossimo incontro, potete scaricare a questo link il pdf del questionario che vi abbiamo proposto all'ultimo incontro per riflettere sulla natura del gruppo. Se non avete allergie a sondaggi e questionari, sarebbe utile averli compilati per la prossima riunione, prevista tra un paio di settimane.

L'ultima bandiera rossa



...apparsa a Firenze, con invidiabile tempismo, la mattina di lunedì 14 aprile 2008.

I limiti del funzionale


Queste foto si riferiscono ai materiali informativi del SST /Azienda Sanitaria di Firenze, che ho trovato al CUP di Santa Maria Nuova di Firenze. Mi hanno fatto molto pensare, anche in relazione ad un vecchio post sui rapporti tra estetica e funzionalità creato da Simonetta.

I depliant sono stampati in digitale su carta A4 da fotocopia. Sono utilizzati colori primari ed accesi, ed un solo carattere, il Verdana, con una dimensione di almeno 12 punti. L'iconografia è parimenti spartana, con icone o silhouettes vettoriali basate essenzialmente su un solo elemento grafico (un "omino" che corre, si spera verso un futuro migliore).

Nei depliant così come nella segnaletica e nei manifesti il titolo è sempre in Verdana, sviluppato su di una banda verticale in maiuscolo (il totem ha alcune sbavature di stile, con un carattere differente in alto/basso).


E' un progetto che risulta straordinariamente coordinato per un ente pubblico, e che viene applicato non solo al cartaceo ma anche al sito web.
Un progetto dunque che non si lascia abbindolare da tentazioni photoshoppare, che non deborda nell'illustrazione da clip art per bambini (imperante nella comunicazione pubblica low budget), che non ha nessuna inutile velleità stilistica...

E a questo punto mi chiedo: ci troviamo di fronte allo straordinario prodotto finale di una coerente applicazione di funzionalismo e culto del rapporto costi/benefici, o piuttosto è questo un progetto realizzato da una persona senza alcuna esperienza grafica ma dotata di un minimo di buonsenso e delle impostazioni di default di illustrator? Un progetto straordinariamente meditato o semplicemente banale?

Attenzione: non voglio criticarne gli autori in alcun modo, perché non credo che si possa fare polemica con un progetto grafico senza conoscerne l'iter, le ragioni, la storia. Addirittura, mi ripeto, credo che l'applicazione coordinata di questo progetto sia esemplare.
Tuttavia, abbiamo avuto più volte modo di parlare della ricerca della qualità progettuale come fondante delle intenzioni di questo gruppo. E questo progetto, sulla qualità, ha molto da insegnarci, credo...
Ma nel bene o nel male?

mercoledì 16 aprile 2008

Il talento di mr. Sagmeister



Stefan Sagmeister è l'unica fottutissima rockstar della grafica mondiale. E' così dannatamente bravo che si deve parlare di lui come in un film di sbirri americani: perché arriva un punto in cui l'ammirazione non può che scadere nel turpiloquio.

Il suo primo libro (Made you look) era già un classico tra i libri di graphic design, con una carrellata di progetti sempre pieni di invenzione e di umorismo, ricchi di personalità e di idee. Adesso per Abrams esce Thing I have learned in my life so far: un volume che non solo conferma il talento di Sagmeister ma lo colloca di diritto nel maledetto olimpo dei geniacci di tutti i tempi. Ci vuole un po' a capirlo, ma se uno si mette lì, alla fine non può che inchinarsi ad una serie di trovate che non hanno eguali...



Innanzitutto, Sagmeister vende come libro di grafica quello che è soprattutto il resoconto di un progetto artistico personale. Negli ultimi anni il grafico di origine austriaca si è infatti dedicato alla realizzazione di una serie di installazioni che (nello stile della word art di Jenny Holzer) sono essenzialmente degli esercizi di stile tipografici su aforismi semplici e potenti che Stefan si è scelto/inventato/ritrovato come regole di vita. Sono venti brevi frasi, piccoli pezzi di buon senso al limite della banalità, da «preoccuparsi non serve» a «i soldi non mi fanno felice», da «le persone oneste sono interessanti» a «cercare di avere un bell'aspetto limita la mia vita».



Banale? Tutt'altro. Nelle mani di un genio come Sagmeister, con il consueto talento ed il gusto per la sorpresa e il meraviglioso, l'esercizio di stile prende vita in una galleria straordinaria di invenzioni e di coup de theatre grafici. Ecco allora che «avere coraggio per me funziona sempre» appare grazie a teli tesi tra gli alberi, mobili accatastati e würstel illuminati a dovere; «tutti pensano di aver ragione» si legge tra le mani di scimmie gonfiabili alte 12 metri (oppure scritto pisciando di notte in Wall Street), «preoccuparsi non serve a nulla» è realizzato con 60000 grucce di plastica per una struttura di 38 metri di lunghezza... Ogni strategia di comunicazione formale è valida per attirare l'attenzione sul contenuto, proponendo un'originalissima soluzione al problema fondamentale della professione, quella di dover lavorare su messaggi e contenuti altrui e spesso non condivisibili. E' dai tempi di Munari che non vedevamo una soluzione così brillante alla dualità tra artista e designer.



Ma occhio: il terzo colpo di genio del nostro Sagmeister è quello di riuscire ad essere comunque e ancora un designer, e non un artista concettuale. Perché questi progetti sono quasi tutti applicati a vere e proprie commissioni, e rispondono alle richieste di veri clienti. In pratica, Sagmeister per divertirsi in questo modo si fa pure (dice) pagare, come quando riesce a piazzare «i soldi non mi fanno felice» alto cinque piani sulla facciata del casinò di Linz. Qui l'ammirazione è sconfinata, beato lui che può e se lo merita... ma è anche una cosa che ci spinge a riflettere su quanto si dovrebbe osare di più nella nostra professione.



Senza contare che, siccome è una fottutissima rockstar, Stefan fa in modo di mettersi sempre nel mezzo, a puntare sul proprio essere personaggio, a cominciare dalla copertina realizzata con una ingegnosa tecnica ad intarsio che riproduce il suo volto reso diverso dall'ordine in cui vengono riposti i sedici volumetti che compongono il libro. Sagmeister aveva già usato il suo corpo come tavolozza in uno storico manifesto per l'Aiga: adesso si inventa protagonista di una performance video che per illustrare «col tempo mi abituo a tutto e lo do per scontato» lo porta a spenzolare, in stile JackAss, dalla finestra di un grattacielo di Manhattan, per poi farsi un bagno nudo nell'Hudson. Niente da dire, fottutamente fico.



Last but not least, la nostra rockstar non si nega il gusto di un progetto web molto 2.0 collegato al libro, invitando online i lettori a proporre i propri motti e rendendo l'esperienza una specie di stimolante workshop collettivo. E' sul sito che vi potete godere anche il primo corto di Stefan da regista, che afferma «tenere un diario aiuta a crescere». Non possiamo che condividere: tenere un blog è un po' come tenere un diario, e riflettere sul lavoro di Sagmeister è un'occasione di meditare sul proprio lavoro, cercare di migliorarsi e casomai, perché no, provare anche un po' (in piccolo) a seguirne le orme...

lunedì 14 aprile 2008

In risposta a Uno dei piaceri di IDFI...



Volevo contribuire con questo scatto (ma guarda un po' cosa ti ho beccato...!) preso col telefonino, ma non ho saputo farlo come commento al post di KmZero, così ho aperto un nuovo post (poi lo cancelliamo).
Chiedo scusa all'amico Cosimo per il poster dantesco diviso in due: dopo la sua invettiva contro certa parte dei manifesti fiorentini spartiti a metà (immagine sopra, scritte sotto), assunte le sembianze di Erode, sono corso nottetempo a fare scempio di muri e vetrine che esponevano l'Alighieri che, nel frattempo ahimè, era già andato in affissione. Ma qualche esemplare è evidentemente sfuggito alla razzìa! Non sono riuscito a fare di meglio (il bello è che quell'immagine così ordita è stata assunta a mo' di logo dell'iniziativa e dunque ce la sorbiamo già da tre anni, con l'inevitabile variazione colore...). Ma sono d'accordo: sventura e disonore a quei poster costruiti come impaginatini da riempire con figure o scritte, onore e gloria alle immagini con l'anima, che stimolano e accendono l'umano interesse! Contro, nel caso, e mai proni alla miseria intellettuale dei committenti.
E' proprio con questa certezza che, scovando sotto i portici di piazza Repubblica l'accoppiata Cina–Leggere per non dimenticare, ho ripensato al dito puntato di Cosimo il Grande e alle parole dei KmZero: ... acquistano sfumature divertenti se letti insieme al manifesto vicino...
Quale dei due, in questo caso, ridicolizza l'altro? Quale dei due è realizzato per un sontuoso centro mostre, capace in ogni occasione, di uno spiegamento di forze pubblicitarie imbarazzante quanto insulso nella proposta del progetto di comunicazione e quale realizzato per la buona volontà, il cuore, la tenacia di un designer che non si arrende alla malversata evoluzione di quel lavoro, all'inettitudine della committenza, ad una disponibilità di mezzi impari rispetto al suo vicino di vetrina? Noi tutti conosciamo la risposta, tanto è banale la domanda per degli addetti ai lavori. Ma dalla foto, l'utente medio evince che la mostra sulla Cina è un evento un po' sciatto (anche se pompato con l'arroganza dei forti, almeno a guardarsi attorno!), e non è così, la mostra vale; Leggere per è una iniziativa seria, coraggiosa, ben curata come meritano le cose fragili che umilmente ogni tanto si affacciano per il comune interesse: ed è così.

mercoledì 9 aprile 2008

Uno dei piaceri di IDFI...



...è quello di andarsene in giro per Firenze e, notando un bel manifesto, ritrovare nello spazio della firma il nome di un'amico.
Il Meucci bicentenario è di Gaia e Paolo, il manifesto col doppio Divino Poeta è di Walter/Social Design. Entrambi acquistano sfumature divertenti se letti insieme al manifesto vicino...

venerdì 21 marzo 2008

FotoNegozio™: un cosomorbido di fiducia.


Sul vostro computer Mela™ (o Finestre™) che cosa utilizzate di più: Parola™ o Esploratore™? Avete mai provato a pensare a come suonano i software più famosi se tradotti nella nostra italica lingua?
Noi ad Ufficio™ preferiamo UfficioAperto™, però per fare grafica ci vogliono necessariamente NelDisegno™ e Illustratore™ (ora che Manolibera™ è defunto...), oltre naturalmente a Fuochi d'Artificio™, TessiSogni™, Lampo™ e DopoEffetto™...
E di certo nel nostro cuore c'è sempre spazio per Adobe FotoNegozio™. Saputo che Adobe gli dedicava un contest intitolato "See What's Possible" (Ma Guarda un po' Cosa si Combina), ci siamo divertiti a tirar fuori questi 15 secondi di stop motion demenziale, con lo scopo di far fare alle icone di Photoshop il ruolo delle freccie di cupido...
Se tanto amore vi rende felici, non resta che iscrivervi e votarci!

Design (Citazione)

Forse credere nel buon design è come credere in Dio, ti rende ottimista.
Sir Terence Conran

Ciao Simonetta

Insieme agli auguri di Buona Pasqua, vi chiedo di firmare:

Per favore andate su
www.tibetan-passport.fr.st/

per chiedere virtualmente la cittadinanza tibetana.
Divulgate il messaggio. E' molto importante. Io l'ho già richiesta.

e poi c'è anche questa:
http://www.avaaz.org/it/tibet_end_the_violence/98.php?cl_tf_sign=1

La petizione e' organizzata da Avaaz, che cerca di arrivare urgentemente ad 1 milione di firme per portarla ai rappresentanti Cinesi

Dopo quasi 50 anni di governo Cinese i Tibetani chiedono con forza al mondo il cambiamento. Ma la violenza si sta diffondendo in Tibet e nelle regioni confinanti, ed il governo Cinese si trova di fronte all'alternativa di aumentare la brutalita' della repressione e il dialogo, e questa scelta potrebbe determinare il futuro del Tibet, e della Cina stessa. Possiamo influenzare questa decisione storica. Alla Cina preme la propria reputazione internazionale. La sua economia e' del tutto dipendente dalle esportazioni "Made in China" che noi compriamo, ed il governo desidera che le Olimpiadi di quest'estate a Pechino siano una celebrazione della nuova Cina, rispettata come potenza di rango globale.
Il Presidente Hu deve sentire che il 'Marchio Cina' e le Olimpiadi possono aver successo solo se fa la scelta giusta. Ma ci vorrà una valanga di persone da tutto il mondo per ottenere la sua attenzione. Clicca qui sotto per fare come me e firmare la petizione per chiedere al Presidente Hu moderazione in Tibet e dialogo con il Dalai Lama -- e dillo subito a tutti quelli che puoi.


Grazie davvero per il vostro aiuto!

Simonetta Doni

giovedì 20 marzo 2008

Cieli tipografici


Si chiama A18 ed è un nuovo spazio per l'arte e l'architettura a Firenze. Un piccolo loft su due livelli, in via degli Artisti 18: sede della rivista And e luogo di ricerca progettuale dello studio d'architettura Arx, ha proposto il 13 marzo il primo di una serie di Aperitivi di Architettura, appuntamenti a cadenza mensile come occasione di incontro e confronto fra appassionati di architettura o semplici curiosi.


In programma anche mostre e presentazioni: a questo primo appuntamento siamo stati piacevolmente sorpresi dalle opere della giovane designer tedesca Lisa Rienermann che col suo lavoro Type in the sky ha ricevuto nel 2007 il Premio Typographic Excellence del Type Directors Club New York.

martedì 18 marzo 2008

Indovinello d'autore

(o d'editore... !)

Una decina d'anni fa un editore (che chiameremo U) commissiona a uno studio grafico (che chiameremo S) la progettazione, l'impaginazione e la realizzazione del corpo di illustrazioni di un'opera enciclopedica. U stipula con S un contratto al quale entrambi si attengono scrupolosamente portando a pubblicazione l'opera con reciproca soddisfazione. Trascorsi i dieci anni, un bel giorno, U decide di non riproporre l'opera a catalogo e di dismetterne i diritti, dichiarando che, non essendo fatta menzione nel contratto di allora sul comportamento da adottare in un caso come questo, i diritti d'autore delle diverse parti (testi, illustrazioni, ecc.) sarebbero tornati agli specifici autori: chi avesse interesse, oggi, a ripubblicare l'oggetto di quell'enciclopedia nell'interpretazione che ne avevano dato gli autori nell'edizione firmata da U, avrebbe dovuto intraprendere una nuova trattativa con gli autori stessi. Nel caso delle illustrazioni, con S.
E poiché gli editori, come noi tutti sappiamo, sono il principale vettore di cultura, che si concretizza in sempre nuove e sempre più brillanti proposte editoriali che arricchiscono il panorama e gli scaffali delle librerie, un altro editore (che chiameremo M) rovistando negli scantinati dei propri simili - e, tra questi, di U - trova di avere interesse alla ripubblicazione della suddetta enciclopedia. Contatta U, che conferma la sua posizione di estraneità a qualsiasi trattativa e dichiara che nulla ha a pretendere da M in quanto a diritti; contatta S, in qualità di autore delle illustrazioni, e con questo intavola una trattativa.
Fin dall'inizio M dichiara di voler riconoscere a S (Gentmo, Architett, Gran Farabutt, Illustrissimo, macimancherebbe, malepare, illustrissimosaràlei, ecc. ecc.) un diritto d'autore che corrisponda ad un riutilizzo delle illustrazioni: ossia tali illustrazioni saranno pagate non come opera dell'ingegno allo stato originale, ma pagate in forma percentuale considerando che sono già state pubblicate una volta. Condisce il contratto con una serie di condizioni capestro per cui, una volta firmato, S si trova nelle condizioni di non potere più nulla pretendere per il resto dei suoi giorni riguardo la propria opera, e glielo spedisce.
Ora, però, S non solo non è architetto, ma non è neppure così stronzo. O quanto meno gli piacerebbe soltanto non passare come tale. Sa bene che non c'è editore sulla terra disposto a pagare per intero delle immagini già utilizzate, né lo ha mai preteso: sarebbe già contento se si potesse togliere dal contratto almeno l'articolo 23bis/4 con riporto di 2 che recita che l'editore può anche pisciargli in testa, negando ad S, al tempo stesso, la facoltà di aprire l'ombrello.
La domanda è: è vero che la legge sull'editoria prevede che l'opera rimanga a disposizione esclusiva (anche sull'esclusività si potrebbe discutere) dell'editore per 20 anni dalla firma del contratto (a meno che, come nel caso di U, l'editore non rinunci all'opera stessa!), ma non è altrettanto vero che l'opera dell'ingegno, secondo il diritto d'autore, non perde di valore economico da un utilizzo al successivo? In più: se è vero che nel caso in cui l'opera venga nuovamente edita da chi l'ha commissionata e già pagata in origine, l'autore non potrebbe ragionevolmente pretendere se non un compenso percentuale per il riutilizzo del suo lavoro, con che buona ragione un altro editore che non affronta l'onere dell'acquisto dei diritti dal precedente, ma si trova a considerare ex novo un'edizione, parla di riutilizzo delle illustrazioni?
Certo, in un determinato paragrafo del contratto M dichiara che nel caso in cui si trovasse a cedere i diritti di quest'opera a terzi, riconoscerà a S il 50% del ricavato della vendita delle illustrazioni: ma S ha come la sensazione - e non sa proprio perché (!) - che il prezzo di vendita delle illustrazioni sarebbe calcolato a prezzo pieno ma a lui sarebbe corrisposta la metà del costo di quelle stesse, valutate però come riutilizzate.
O no?