mercoledì 24 settembre 2008

Dicono di noi...

Ho trovato questo commento di Peppo in calce al post del Giglio di Firenze. Trovando le osservazioni non riferite a quel post specifico, ma più in generale al nostro blog e particolarmente attuali ne ho fatto un nuovo post...

Peppo ha detto...

Capito di passaggio e mi inserisco, con permesso, nella discussione.
So di intervenire un certo ritardo, ma solo da pochi giorni ho scoperto questo bel blog.
Mi considero e mi presento come un principiante, in questo contesto e in quasi tutto quello che faccio, conosco pochi nomi, altrettanti cognomi e ovviamente non ho uno straccio di cursus honorum da sguainare all’occorrenza ( mi scuso per il latinismo inconsulto, serviva a darmi un minimo di credibilità agli occhi dei miei eventuali lettori ).
Uso queste due righe per una prima impressione, un commento di passaggio, di quelli che si fanno stravaccati sul divano davanti alla tv o in auto ascoltando la radio.
Trovo questo blog denso di tante notizie da leggere, siti da provare, cose da vedere, mostre, rassegne, libri, amenità e quant’altro.
Insomma, come si dice tra accademici, un blog veramente ganzo.
Noto però che spesso sono le stesse persone che parlano, le stesse che rispondono, certe volte la stessa che parla e poi si commenta da sola. Vista da fuori la cosa risulta quantomeno curiosa.
Sono così pochi i creativi fiorentini? Oppure è poca la gente che legge il blog?
L’impressione è che spesso chi parla lo faccia per compiacersi nel sentire e far sentire la propria voce. Interventi tipo questo, o quello sui poster a Firenze del signor Sardonnini, o quello sul Maggio musicale, sempre del signor Sardonnini se non sbaglio e altri simili mi sembrano tutto tranne che inviti a parlare e confrontarsi su un argomento. Lo spunto è sempre stimolante, ma, passato il titolo, ciò che si legge proseguendo è, a volte, una lezione su “quello che si può fare e quello che si deve fare”; altre volte una lezione su “quello che ho fatto io, quando l’ho fatto io, perché l’ho fatto io”. Il tutto sapientemente arricchito da citazioni erudite dal libro del profeta Isaìa e avverbi a nove sillabe, per finire con frasi da editoriale (tipo quelli del giornalino dell’okkupazione al liceo) come “…rampolli inetti di certa casta borghese…”.Come?? Inetti? Casta borghese?? Io pensavo fossimo tutti a gustarci comodamente questo blog con la panza sotto, o sopra, la scrivania davanti al nostro bel monitor LCD.
Seriamente, ma di che si parla qui? E a chi soprattutto? Si va davvero ancora a finire con la storia dei borghesi? Come si chiamano ora, borghesi 2.0? E poi, inetti?? Se “l’utente medio” (credo sia un modo tecnico per identificare la massa sfigata ignorante di grafica, design e priva di gusto) non disdegna, perfino apprezza, il Comic Sans, che si vuole fare, a parte definirlo inetto? Si spiega o almeno si tenta di spiegare, se è vero, che il Comic Sans è un carattere tipografico deprecabile per questo e quest’altro motivo, oppure si continua a dire che fa cagare, che chi lo usa sbaglia tutto perché questo recita il dogma?
Anche l’utente medio, per quanto sprovveduto e sprovvisto, sa distinguere chi parla di sé per raccontare qualcosa da chi racconta qualcosa per parlare di sé.
Insomma, coinvolgere e spiegare poggiando i piedi sullo stesso scalino di chi ascolta ( come qualche mitico creativo, che mi vanto di conoscere, riesce a fare) oppure continuare a parlare e ascoltare la propria eco.
Detto questo il blog, nel suo piccolo, mi pare una preziosissimo buchino nel muro, per chi, come me, vuole spiare, ascoltare, carpire, cominciare a respirare la "vostra" aria.
Sperando di non aver urtato la sensibilità di nessuno, saluto con un vecchio adagio indiano che recita più o meno così:
"Ricorda che ovunque andrai ci sarà sempre chi sa più di te e chi ce l'ha più lungo del tuo. Rimedia dove puoi."